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Questo sito web ha lo scopo di sensibilizzare i visitatori ed i cittadini in generale al problema del maltrattamento animale tramite detenzione a catena o altra condizione privativa della libertà. Le informazioni ed i dati esposti sono pubblicamente ricercabili in rete ove non esposto il copyright di un’immagine o di un testo. Non sono promosse iniziative volte ad infrangere la proprietà altrui. Le segnalazioni pubblicate tramite il blog hanno lo scopo di sollecitare esclusivamente interventi risolutivi per il bene dell’animale. Spesso sono proprio segnalazioni di questo tipo a favorire l’intervento delle autorità preposte, Polizia locale e Carabinieri.

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Cani e altri animali a catena in Italia

Premessa

Questo sito web  nasce per promuovere ed incrementare la sensibilizzazione nei confronti di quelle situazioni in cui alcuni animali sono (de)tenuti tramite catena o costretti a vivere in spazi angusti  sotto la soglia di una dignitosa tolleranza.

 

Qualche cenno storico

Se facciamo un salto indietro nel tempo ci rendiamo conto che, contrariamente a quanto si possa pensare, queste usanze sono relativamente recenti se valutate a livello macroscopico. Al punto da rendere quasi anacronistico l’uso dell’aggettivo “barbaro” per descrivere comportamenti dell’uomo che per brutalità e violenza lo auspicherebbero. E diventa facilmente dimostrabile come, senza voler addentrarsi troppo nella genesi del rapporto relazionale tra l’uomo e gli animali “da compagnia e cortile”, queste pratiche si siano consolidate a partire dalla rivoluzione industriale nell’europa continentale, mentre diversa sembra esser stata l’evoluzione del fenomeno in altri continenti, come in Asia o America del Sud, dove l’assenza di conglomerati urbani industrializzati favoriva l’atavica e naturale coabitazione tra uomo e animale da cortile, come testimoniano fedelmente libri, dipinti e tradizioni popolari. Il cane ed il gatto erano autoctoni, senza corrispondere ad una reale esigenza di “possesso” e “selezione”. Dopo le cose cambiano. Quando l’uomo inizia ad accorgersi che con da un cane si poteva ottenere qualcosa, si econda guerra mondiale nasce il vero e proprio boom del pet: le prime razze a diventare di moda furono il pastore tedesco, il cocker, il dobermann. Alle spalle nascono i primi allevamenti dediti al profitto che a ruota innesca il fenomeno del randagismo. Negli anni ’70 ci pensa l’avvocato Agnelli e nel giro di qualche anno nascono centinaia di allevamenti più o meno amatoriali di siberian husky: nel 1981 in Italia si contano più di 5000 allevamenti sul territorio nazionale e non sono poche le pellicole in cui tra una scena di inseguimento ed un’inquadratura sul giardino di una villa iniziano a scorgersi cani legati a catena. Pastori, dalmata ed alani su tutti. Il fenomeno lentamente svanisce, verso fino anni ’90 inizia la grande stagione delle sensibilizzazioni. La sterilizzazione diventa popolare e copre il 10% della popolazione canina nazionale ma questo non

 

L’ostacolo della proprietà privata

E’ probabilmente la componente determinante.

 

Previsioni a medio lungo termine

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Catene e randagismo

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Cause culturali e caccia

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Cosa dice la legge italiana

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Cosa puoi fare tu

Puoi fare molto!

Osservazione ambientale | La maggior parte delle detenzioni a catena non sono a vista d’occhio, ma capita spesso, soprattutto in aree di campagna o collinari, di intravedere vecchie cuccie in legno isolate all’interno di campi abbandonati o giardini privati. Cercate di capire se alla base della cuccia o dall’interno è legata una catena (se è presente un cane, sarà o dentro o dietro). Discorso diverso va fatto per le strutture metalliche a gabbia: spesso le si trovano anche all’interno di giardini privati quando i proprietari non vogliono che il cane rovini il prato(!). Più difficili da scorgere sono invece i serragli in cui sono detenuti i cani dei cacciatori, sovente nascosti alla vista del passante comune, si presentano come celle in legno completamente oscurate ed unite fra loro, a volte camuffate come locali adibiti ad attrezzature agricole. Un’altro mezzo di privazione di libertà e movimento per gli animali sono le detenzioni a carrucola. Passando noterete un cane che si muove ed interagisce con degli umani, ma osservando bene vi accorgerete che è legato ad un cavo aereo che scorre su una carrucola. Tra tutti questi metodi di detenzione ci sono ovviamente differenze: è evidente che il coefficiente di crudeltà di una catena di 50cm non può essere lo stesso di un cavo aereo di 10 metri, ma non stigmatizzarlo è un errore pericoloso e spesso irrimediabile.

Dialettica costruttiva | Una volta individuata la detenzione, nessuno vi vieta di cercare un dialogo con il presunto detentore del cane. Armati di educazione, preparatevi un discorso; e qualora riusciste a parlare con il padrone del cane o con un suo familiare e/o conoscente, fategli presente che il cane vorrebbe stare con le persone, che da solo soffre e vive una vita misera. Che certi usi che loro chiamano tradizioni sono obsoleti e ormai fuori dal tempo. Fate leva sulla recente sensibilizzazione collettiva e che quella “sistemazione” potrebbe essere oggetto di una visita delle Guardie Zoofile e/o di una denuncia per maltrattamento e di una multa. E che nonostante le leggi regionali non siano ancora aggiornate, ci sono molti modi per avanzare osservazione su come loro tengono gli animali. Fate però molta attenzione, perchè spesso e volentieri queste persone potrebbero far sparire l’animale (facendolo sopprimere dal veterinario compiacente di turno, abbandonandolo o facendolo comunque sparire in altro modo), per poi rimetterne uno nello stesso posto e nelle stesse condizioni dopo qualche tempo.

Segnalazione sulla pagina Facebook di Incatenati.it | Potete segnalare casi di maltrattamento e/o detenzione alla mail help@incatenati.it

Segnalazione alle Guardie Zoofile | Segnalare ciò che ritenete un maltrattamento è vostro diritto e le Guardie Zoofile sono l’ente preposto per situazioni di questo tipo.

guardie@oipa.org

Segnalazione alla Polizia Locale Comunale

La Polizia Locale in quanto responsabile del territorio è tenuta a ricevere la segnalazione di maltrattamento ed agire di conseguenza. Cercate di ottenere un rapporto di segnalazione ricevuta se riuscite.

Denuncia presso la  Stazione dei Carabinieri locale

Denunciare un maltrattamento od una situazione di illegalità e sofferenza per un animale alla locale Stazione o Comando dei Carabinieri è un diritto di ogni cittadino.


Mappatura

Le infografiche allegate sono il frutto di un’analisi del territorio fatta negli ultimi 25 anni. I pallini rossi indicano le zone in cui approssimativamente almeno 5 cani su 100 sono detenuti in serragli o in condizioni al di sotto della soglia di tolleranza. I pallini azzurri indicano le zone in cui approssimativamente almeno 5 cani su 100 sono detenuti a catena. E’ facilmente deducibile che i conglomerati urbani, i luoghi prossimi alla costa e i territori alpini, per motivi di diversa natura, sviluppino numeri decisamente minori rispetto a campagne, zone collinari e pianure, che per cause culturali, sociali e geografiche non tengono il passo delle città e delle aree analoghe negli altri paesi Europei (eccetto i paesi dell’area mediterranea come Portogallo, Cipro, Grecia, Spagna e gli stati dell’Europa Orientale). E’ inevitabile dedurre che le aree in cui le detenzioni a catena sono maggiori di 5  su 100 coincidano spesso e volentieri con le aree in cui le detenzioni in serragli o gabbiotti non a norma di legge, cosa che trova nell’attività venatoria un plausibile denominatore comune. Invece la causa maggiore di questa affinità statistica non è attribuibile alla caccia (per una volta!), ma ad una questione socio-culturale. Le zone depresse o di campagna sono le più insofferenti ai cambiamenti (caratteristica comune alla fascia geografica di cui abbiamo parlto sopra), e la presenza di comunità ancora legate alla cultura tradizionale (spesso arcaica e letteralmente medievale) si rivela un ostacolo quasi insormontabile.

NB: risulta evidente che, essendo la mappatura frutto di un lavoro esteso nel tempo, alcune zone potre

DETENZIONI IN SERRAGLI E/O GABBIE NON A NORMA (5 soggetti su 100)

 

DETENZIONI A CATENA (5 soggetti su 100)

 

 

Merchandise & Support

Situazione internazionale

Ranking globale di maltrattamento

E’ il risultato del lavoro di analisi e di raccolta dati iniziato il 15 Agosto 1999, quando la vista di alcuni cani randagi su un’isola greca accese l’interesse nei confronti di questa tematica. In continuo aggiornamento, direttamente o grazie la collaborazione con soggetti interessati al problema. Negli anni numerosi sono stati i dubbi e le incertezze, ma non siamo mai tornati indietro sull’idea di fondo. Il cane (ed anche il gatto, seppur diversamente) hanno bisogno della vicinanza dell’uomo, che ne è diretto ed unico responsabile. Le detenzioni, i maltrattamenti, le nascite incontrollate, sono responsabilità più o meno evidenti che peseranno sulla coscienza della società e delle generazioni a venire. Spesso i dati vengono incrociati con i numeri ufficiali (poco attendibili in alcuni paesi) e analizzati nel tempo utilizzando tecniche miste di selezione e raccolta. Il coefficiente utilizzato alla base del ranking è il risultato di un lavoro di osservazione e distribuzione degli scarti, pertanto si vorrà intenderlo come indicativo.

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